Attraverso un progetto fotografico crudo e distante cerco di mostrare un essere umano ridotto ad un pezzo di carne dentro una macelleria.
Parlo del disagio mentale che ancora oggi è considerato uno dei tabù più insensati: a chiunque durante la propria vita può capitare di passare momenti difficili e avere a che fare con i pensieri intrusivi che si autoalimentano in un loop infinito, dove la vittima e carnefice hanno lo stesso volto.

Through a raw and distant photographic project I try to show a human being reduced to a piece of meat inside a butcher’s shop.

I’m talking about mental discomfort that is still considered one of the most senseless taboos today: anyone in their life can go through difficult moments and have to deal with intrusive thoughts that feed on themselves in an infinite loop, where the victim and perpetrator have the same face.